Bunker San Michele

L’Associazione Nazionale Fanti d’Arresto per convenzione con la Provincia di Gorizia, si occupa a titolo volontario del restauro, della conservazione e della custodia di due costruzioni della fortificazione permanente del confine nord-orientale, fino al 1993 presidiate da reparti della Fanteria d’Arresto.

Queste postazioni, volgarmente chiamate bunker, 6 in totale più altre costruzioni accessorie, fanno parte dell’opera “Monte San Michele”, sita nella frazione Cotici del Comune di Savogna d’Isonzo (GO).

Sono due manufatti in cemento armato, realizzati a fine anni ’60 con la tecnica del “cut and cover” e interrati: la M4 e il PCO. La M4 è una “postazione per mitragliatrice in cupola a 4 feritoie”, una spessa volta in acciaio atta a ospitare due mitragliatrici ( Breda Mod. 37 o Breda Mod. 38) in origine e successivamente, due MG42/59. Questa sovrasta il ricovero sotterraneo per il personale operativo e altri locali accessori.

locandina stampata in occasione dell’inaugurazione del Bunker San Michele

Taglio del nastro prima dell’apertura ufficiale del Bunker San Michele avvenuta il 7 settembre 2015. Si riconoscono a sx il Col. Mario Borean Vice Presidente dell’Associazione Fanti d’Arresto, al centro il Presidente Gen. Pietro Maccagnano e a dx il Presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta

Cupola corazzata della postazione M4. Dietro la cupola si può notare la mascheratura in vetroresina.

La stessa cupola M4 vista dall’interno. Si possono vedere i tiranti di ancoraggio della cupola alla struttura sotterranea in calcestruzzo.

L’ingresso della postazione M4. Si possono notare la porta primaria e la porta antischegge

L’uscita di sicurezza della M4

sezione della postazione M4

Il PCO è un “Posto Comando Osservatorio”. Questo costituisce, in ogni opera, il luogo dove giungevano tutte le comunicazioni da e per essa, concorrendo a delineare il momento operativo. Dal PCO si coordinavano il fuoco delle postazioni e le operazioni di difesa vicina, compito ciascuno di due distinti plotoni. Tale scopo veniva raggiunto con una combinazione di collegamenti telefonici (interrati nell’ambito dell’opera, volanti per i collegamenti all’esterno) e tramite apparati radio. Il PCO si trova sulla sommità del monte Škofnik, un’anticima del più noto monte San Michele. Per la sua posizione strategica (domina la soglia di Gorizia, la valle del Vipacco e l’altopiano di Lokvica) e sul lato opposto si ha una vista verso il mare di Monfalcone , unico nel suo genere è dotato di un “posto comando per truppe campali e di un osservatorio di artiglieria ed è anche dotato di un radar di sorveglianza al suolo.

Quest’ultimo, un AN/TPS-33 di contenute dimensioni, era situato in un pozzo la cui sommità chiusa da portello dotato di montacarichi a salita verticale, che ne permetteva l’esposizione per il solo tempo necessario.

Radar AN/TPS-33

il montacarichi con cui il radar veniva alzato in posizione di utilizzo

Il posto comando, costruito su due piani, ha al piano inferiore il suo nucleo:
i due ricoveri comando, protetti da una volta semicircolare di spesso cemento armato e dal terreno soprastante.

Posto comando fanteria del PCO

Rendering tridimensionale del PCO. Si possono notare in colore verde le varie porte a tenuta stagna

Al piano superiore, vari locali tecnico-logistici, tra cui uno per il gruppo elettrogeno, un deposito carburanti, un locale per la decontaminazione dagli agenti NBC, uno per l’impianto di filtraggio dell’aria (che, assieme a un sistema di porte stagne, rende possibile il mantenimento di un delta di pressione positivo tra i locali interni e l’esterno).


Porta a tenuta stagna


Uscita di sicurezza vista dall’interno

L’osservatorio della fortificazione, distinto da quello di artiglieria, è alloggiato in una cupola di foggia simile a quella della postazione per mitragliatrice, ma di dimensioni inferiori: il suo “abitacolo” è infatti tale da poter ospitare una persona, provvista di collegamento telefonico col sottostante ricovero comando.

Cupola corazzata in acciaio balistico dell’osservatorio fanteria del PCO

Entrambe le postazioni sono degli importanti testimoni del loro periodo storico (Guerra Fredda), delle soluzioni tecnologiche impiegate e di una trascurata strategia di difesa allora adottata.

All’atto dell’attivazione i materiali di mascheramento venivano riposizionati a una distanza tale da far sembrare le postazioni diversamente ubicate e le postazioni venivano mascherate con reti. Naturalmente era assolutamente proibito scattare foto o filmare il territorio. Il tutto era ricordato mediante cartelli.

La compagnia, in fase iniziale, doveva concorrere allo sgombero del campo di vista e di tiro e alla posa di un campo minato che circondava l’opera.

I varchi erano presidiati dal Plotone Difesa Vicina, per permettere ai Reparti mobili la possibilità di manovra.

Tutti i terreni d’interesse erano soggetti a servitù militare: gli abitanti non potevano modificare alcunché senza autorizzazione e anche gli agricoltori non potevano mutare il tipo di coltura senza preventivo assenso

In operazioni, la Compagnia che presidiava l’opera si staccava dal proprio Comando di Battaglione per passare alle dipendenze dei Reparti mobili che operavano in zona. Con queste caratteristiche di estremo frazionamento del personale, questo godeva di una forte autonomia ed era spiccato lo spirito d’iniziativa.

L’opera aveva in dotazione tutto ciò che le serviva per resistere, anche logisticamente:

-viveri di riserva,
-razioni da combattimento,
-riserve dacqua,
-materiali in dotazione (p.e picconi, pale, mascheramenti, etc.)
-munizionamento, stimato per cinque giornate di combattimento

Gli apprestamenti in prima linea erano presidiati, dal personale della Compagnia che li aveva in consegna, mediante distaccamenti (alcune volte chiamati “polveriera”) situati nell’ambito dell’opera stessa, in apposite riservette allo scopo predisposte.

I distaccamenti avevano tra il proprio personale in turno di guardia settimanale, quello necessario per attivare un primo intervento di difesa in pochi minuti.

Normalmente un distaccamento disponeva del seguente personale:

1 caporale maggiore anziano o 1 sergente di compl. come com.ti del distaccamento

2 caporali capo-muta,
9 fanti (di cui uno con funzione di cuoco)

Non va dimenticato per dovere di cronaca che TUTTO il personale di servizio ai distaccamenti nonché alle opere era esclusivamente personale di leva. Questo per ricordare la grande responsabilità che ricadeva su militari che avevano 20-22 anni, responsabilità assolutamente enorme se rapportata ai parametri odierni.

Per poter assolvere il compito, ogni distaccamento aveva in consegna tutto il materiale, l’armamento e il munizionamento necessario il tutto sotto la responsabilità del C.te del distaccamento:

colpi di cannone
munizioni per la mitragliatrice contraerea
munizioni per le varie mitragliatrici
munizioni per l’armamento individuale
percussore del cannone
radio
telefoni
strumentazione ottica.
La Compagnia disponeva di una dotazione d’ arma commisurata all’ autonomia fissata per l’ opera presidiata.

Le postazioni avevano in dotazione per le armi principali orientativamente il seguente munizionamento:

Postazioni P ( su torretta M3 di carro M26 Pershing e su postazione SF in semiblindata con supporto a sfera) 200 cartoccio/proietto per cannone da 90/50 di cui 120 HEAT(high explosive anti tank), 50 HE(high explosive) e 30 nebbiogeni WP.

Postazioni P (M3) 20.000 cartucce cal 7,62 NATO per mitragliatrice Browning M1919 coassiale al cannone di cui 16000 ordinarie e 4000 traccianti.

postazioni P (M3) 20.000 cartucce cal 12,7 per mitragliatrice Browning contraerea di cui 16000 perforanti incendiarie e 4000 traccianti

Postazioni M4 (4feritoie)40.000 cartucce cal 7,62NATO per mitragliatrici 42/59 di cui 32.000 ordinarie e 8.000 traccianti

L’opera svolgeva principalmente azione controcarri e aveva una costituzione   variabile in base alle caratteristiche

del terreno di competenza.

La sua conformazione standard era di:

-1 PCO (posto comando)
-5 P (postazioni per cannone)
-3 M (postazioni per mitragliatrici)
-1 postazione per due mortai con  annesso ricovero (Mo nella cartina)
-2 ricoveri per plotone difesa vicina  (R nella cartina).

Conformazione standard di un’opera

Angolo di visuale dell’osservatorio del PCO

Questa era l’organizzazione di massima, ma non tutte le opere erano così dotate: in ogni caso, la composizione era dettata dalle effettive esigenze della difesa. Per esempio, quelle realizzate per prime potevano non avere il ricovero per il personale o il circuito telefonico con cavo interrato.

Inoltre, per particolari conformazioni del terreno, le opere avevano talvolta in dotazione gli osservatori a scomparsa.

L’opera era in grado di far fuoco a 360° (come già detto anche – se necessario – con appostamenti per lanciarazzi o cannoni senza rinculo) e il personale doveva resistere per assolvere il compito assegnato anche se accerchiato.

Il PCO S.Michele fu dismesso alla fine del 1991 rimanendo nell’ oblìo fino al 2015 data del suo restauro e relativa apertura.

A tutt’oggi è visitabile in occasione di aperture programmate e programmate nel di caso di gruppi numerosi es. scolaresche, associazioni d’Arma ecc.il cui programma si può trovare nella pagina Facebook del Bunker stesso.

Facebook/bunkerSanMichele

e-mail: bunker.sanmichele@gmail.com

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