Raduno Nazionale Fanti Bergamo 2020

Cenni storici

Quasi sicuramente Bergamo ha un’origine celtica. Il nome Bèrghem (usato ancora oggi nel dialetto del luogo) deriverebbe, secondo ipotesi accreditate, da termini pre-celtici.

Abitata già nel periodo del ferro dagli Orobi, poi dai Liguri, viene conquistata nel 390 a.C. dai Galli, in seguito dai Romani che la nominano “municipium”, con ampia autonomia amministrativa, i cui abitanti hanno diritti civili e in parte anche politici; nel 49 a.C. i bergamaschi diventano pienamente cittadini romani.

In questo periodo la città rifiorisce economicamente, è sicura e ben fortificata. Con l’indebolimento dell’impero romano viene in seguito distrutta da vari invasori barbarici, tra cui gli Unni, ma ritorna ad essere un centro importante grazie alla sua posizione geografica con il dominio longobardo dal 568 d.C. I Longobardi ritengono Bergamo un centro strategico sul crocevia tra le strade militari che uniscono il Friuli (Cividale è la loro prima città occupata) alla Rezia (quindi alle Alpi Centrali e al resto d’Europa), alla Pianura Padana e a Pavia, capitale del loro Regno. Bergamo diventa così nel VI secolo un ducato longobardo, con la stessa importanza di quello di Benevento e Spoleto. Quando però i Longobardi diventano una seria minaccia per il Papa, questi chiama in aiuto i Franchi: Carlo Magno sconfigge Astolfo, ariano e guerriero violento. Bergamo diventa “contea” importante come il suo mercato e i suoi ricchi commerci.

Attorno al 900 anche a Bergamo la figura del vescovo-conte diventa fondamentale dal punto di vista politico: egli amministra il territorio, in funzione dell’imperatore oltre ad essere la guida spirituale della comunità che protegge; il vescovo Adalberto ha piena amministrazione giuridica e militare su Bergamo. Dopo circa due secoli inizia il passaggio all’epoca comunale e il gruppo dei cittadini più abbienti, che ha sempre appoggiato i vescovi, ora assume esso stesso il potere. Il Palazzo della Ragione è una testimonianza importante dal punto di vista anche architettonico di questo straordinario periodo di libero comune con risveglio culturale, economia fiorente con corporazioni di tanti mestieri e arti.

Ma l’imperatore Federico Barbarossa non accetta la libertà dei comuni (che avevano anche una moneta propria), pretende le “regalie”, cioè i diritti di amministrare la giustizia e riscuotere le tasse. Contro l’autorità imperiale si forma la Lega Lombarda dei comuni in cui entra anche Bergamo; Federico viene sconfitto a Legnano dalla Lega Lombarda nel 1176.

La città inizia la sua espansione oltre le mura e si sviluppa anche la parte “bassa”.
Bergamo vede la lotta tra Guelfi (rappresentati dalle famiglie dei Rivola, difensori del popolo) e Ghibellini con i Suardi, difensori della nobiltà. Decisiva è la protezione dei Visconti di Milano, chiamati dai Ghibellini di Bergamo dopo la 2a Lega Lombarda, alleata ora con Federico II. Le lotte continuano e si alternano al potere le due fazioni con ritorsioni e tassazioni esose sui vinti: il governo si indebolisce.

Riprende vigore con Azzone Visconti che fa ultimare la Rocca sul colle S. Eufemia a scopo difensivo e di controllo ed attua la fortificazione del Castello di S. Vigilio.
Nel ’400 la città è dominio di Venezia che le lascia ampia autonomia, fa costruire le “Muraine”, inserendovi i borghi della città “bassa”, chi entra in città deve pagare dazio.
Bergamo si arricchisce di palazzi, piazze, dell’Ospedale S. Marco (che riunisce i piccoli ospedali esistenti) e ospita artisti famosi, tra cui il Bramante per i dipinti del Palazzo Comunale.

È ancora Venezia che nel ’500 dà inizio alla costruzione delle mura della città “alta”, ma soprattutto della Via Priula, resa necessaria dopo il declino dei commerci veneziani, in seguito alla spostamento dell’asse dei traffici sull’Atlantico con la scoperta delle Americhe. Bergamo riacquista la sua importanza strategica commerciale tra Venezia e i Grigioni svizzeri, attraverso il passo S. Marco, evitando il comasco in mano ai milanesi e Spagnoli e i loro dazi esosi. Ma le guerre continue contro i Turchi sono costose e le mura non sono quelle potenti progettate da Venezia.

Arrivano in seguito carestia e peste che provocano circa 1000 vittime. Con la campagna d’Italia Napoleone entra in Bergamo nel 1796, sconfiggendo i veneziani. La città diventa Repubblica Bergamasca, poi è inserita in quella Cisalpina e poi nel Regno Italico del 1805. Con la Restaurazione è sotto il dominio asburgico.

La visita di Ferdinando I d’Austria nel 1838 è occasione per dare il suo nome alla via Ferdinandea (oggi è via Vittorio Emanuele II) che unisce la parte alta a quella bassa della città. L’Austria aiuta lo sviluppo industriale di Bergamo e dintorni, specie con costruzioni di filande di seta, lavorazione tipica della zona.

Nel 1848 Bergamo partecipa ai moti rivoluzionari, scaccia gli Austriaci e invia aiuti ai patrioti milanesi nelle famose Cinque Giornate. Garibaldi nel periodo risorgimentale entra in città attraverso la Porta S. Lorenzo, che da quel giorno viene ribattezzata Porta Garibaldi e nel 1860 ben 174 bergamaschi partono volontari per unirsi alla spedizione dei Mille. Bergamo viene chiamata anche “la città dei Mille”.

Verso la fine dell’800 la sede del Comune viene trasferita nella Città Bassa, ormai urbanizzata; entra anche in funzione la Funicolare. Le Muraine, che avevano funzione doganale, vengono demolite nel 1901 e viene costruita la strada di circonvallazione. Nel corso del ’900 viene completata la trasformazione urbana che oggi ammiriamo. La parte “alta” resta a testimoniare la presenza della classe più ricca con costruzioni di grande valore storico e artistico.